La storia del mestiere di parrucchiere, dalle origini a oggi

Prendersi cura dei capelli è da sempre un’attività fondamentale per l’uomo. La storia del mestiere di parrucchiere è infatti piuttosto lunga: le abbiamo dato una spuntatina, senza tralasciare le curiosità più interessanti. Scoprile con noi!

Le origini: dalla preistoria all’antica Roma

Nel Paleolitico il taglio dei capelli era affidato alle più alte autorità della tribù-comunità e assumeva un significato molto vicino alla rimozione della negatività accumulata; tagliare i capelli diventava così un modo per rinnovare le energie positive.

rasoi più antichi ritrovati dagli archeologi risalgono a ben 3.500 anni fa in Egitto, durante l’Età del Bronzo, mentre i primi negozi di barbieri veri e propri vengono ideati dagli antichi Greci: è qui che l’acconciatura diventa una professione e i negozi un punto di ritrovo per la vita cittadina.

Anche nell’antica Roma i capelli avevano un ruolo importante per il rango e il riconoscimento sociale. Stando a Plinio il Vecchio, il primo cittadino romano illustre che adottò la rasatura come segno distintivo fu Scipione l’Africano, generale dell’esercito romano e console.

Nel Medioevo? Non solo capelli

Durante il medioevo avvenne una rivoluzione: in Europa si diffuse infatti la pratica dei barbieri-chirurghi. Oltre a occuparsi dei capelli, i barbieri potevano curare mali minori ed effettuare pratiche come i salassi.

È qui infatti che comincia la curiosa storia dell’insegna per barbieri, quell’asta più o meno lunga con un pomo di bronzo all’estremità e una spirale di strisce bianche e rosse che ne percorre la lunghezza (nella versione americana compare anche il colore blu).

Ecco il perché della forma: l’asta rimandava al palo che veniva dato da stringere al paziente durante il salasso, in modo che il braccio restasse orizzontale e le vene risultassero ben visibili. Il pomo in bronzo all’estremità aveva la forma del vaso in cui il sangue si raccoglieva, mentre le strisce rosse simboleggiavano le garze insanguinate.

Lo sappiamo, non è una storia molto fashion: per arrivare alla figura del parrucchiere come la intendiamo noi oggi dobbiamo aspettare ancora un po’.

Figaro Fiiigaro! Quando il parrucchiere diventa artista

Nel Seicento e nel Settecento i parrucchieri tornano a occuparsi solo dei capelli, anzi: delle parrucche! Questo è infatti il periodo dei parrucconi incipriati, vere e proprie sculture di capelli usate dall’aristocrazia europea.

D’ora in avanti i parrucchieri entrano nell’immaginario comune come veri artisti del capello, grazie anche a opere come Il barbiere di Siviglia del compositore ottocentesco Gioacchino Rossini.

Nel 1906 viene brevettata la “nonna” della permanente dal parrucchiere tedesco Karl Ludwig Nessler, meglio conosciuto con lo pseudonimo francese Charles Nestlè.
La tecnica venne sperimentata prima a Parigi su una donna, Katharina Laible, a cui Nessler bruciò due volte i capelli e il cuoio capelluto. Nonostante questo, i due si sposarono – quando si dice l’amore!

Proseguendo nella storia, negli anni ’20 e ’30 ci fu l’invenzione del primo asciugacapelli manuale e, per fortuna, si migliorarono le macchine per la permanente.

Da allora in poi, come sai, la tecnologia si è sviluppata e il lavoro del parrucchiere si è specializzato sempre di più per venire incontro alle esigenze della clientela.

Dagli anni 2000 in poi infatti non basta più essere un bravo parrucchiere a livello tecnico: per distinguersi è necessario sviluppare capacità gestionali avanzate e nuove competenze comunicative.

Un esempio? Oggi i social sono sia un mezzo per comunicare con i clienti che una fonte d’ispirazione continua per gli hairstylist.

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